Non è ancora finita: approfittiamo di questo tempo per “capirci”.
È impressione diffusa che in questo tragico periodo stia prevalendo l’incomprensione. E non ci si riferisce solo al “non comprendersi” l’un l’altro a causa delle tensioni che inevitabilmente si sono generate a causa dell’isolamento preventivo o forzato.
È evidente che certe espressioni vengano male interpretate. A questo proposito citerei la richiesta di “libertà”, che implica in questo momento molta attenzione. Esiste certamente una graduatoria nella libertà di fare ciò che ci aggraderebbe. Ma davanti a richieste ludiche (per esempio) deve prevalere il diritto alla salute. E anche all’interno dello stesso diritto alla salute c’è una graduatoria. È certamente prioritario il diritto a “star bene” rispetto a quello di “star meglio”. Ovvero: occupiamoci prima di coloro che sono malati, o potrebbero diventarlo, piuttosto che privilegiare chi “si sentirebbe meglio” con una bella passeggiata.
Sanciti questi princìpi relativi al presente, veniamo al futuro. Dovremo sforzarci a capire la differenza tra due termini, che sebbene molto diversi, vengono attualmente confusi. Mi riferisco a “ripresa” e “normalità”.
Il ritorno alla “normalità”
A riguardo occorre alcune una premesse fondamentali.
- Non conosciamo abbastanza questo virus.
- Pensare che sia sufficiente stare a un metro di distanza da un eventuale positivo non garantisce immunità. Sappiamo che molto probabilmente sia un atteggiamento prudente, ma NON che sia certo non contrarre il contagio.
- I ricercatori ci stanno dicendo che potrebbe calare l’emergenza con i primi caldi, ma che quasi sicuramente l’emergenza potrebbe ripresentarsi in autunno.
- Sappiamo che il covid-19 si propaga tramite droplet (schizzo di saliva), ma non possiamo escludere del tutto che il contagio avvenga anche, seppure in modo meno frequente, respirandolo nell’aria.
- L’uso delle mascherine potrebbe con molte probabilità essere necessario anche dopo la ripresa.
Fatti salvi questi argomenti suggeriti dalla Scienza, dobbiamo ragionare.
Se, come sembra, l’emergenza allentasse la presa senza scomparire, alcune precauzioni dovranno essere mantenute. Ne deriva che la “normalità” non è ancora all’orizzonte. Potremo e dovremo “giocare a scacchi” contro il covid-19 almeno fino a quando ci sarà un vaccino. Ed è un’eventualità che difficilmente potrà verificarsi entro un anno.
Alcune tra le precauzioni che saranno mantenute potrebbero cadere con la scoperta di un farmaco. Ma neppure fino a quel momento avremo “diritto” alla nostra normalità.
Cosa dobbiamo fare?
Impegniamoci quindi di fare mente locale in modo il più possibile sereno a come dovremo organizzarci nei prossimi mesi. Senza litigare, vantare diritti o misurare le libertà altrui. Se c’è una cosa che questa pandemia ha dimostrato è l’immaturità diffusa. Sono state indispensabili alcune leggi che avrebbero potuto essere evitate se il buon senso comune fosse stato più forte.
Cerchiamo di capire che chi non rispetta le restrizioni non è un furbo o un coraggioso. È semplicemente un immaturo, una persona la cui intelligenza non è sufficiente a capire il momento. Coraggio è accortezza appartengono a coloro che accettano alcune limitazioni anche se non riguardano loro stessi. Perché è logico che in questo caso si debba generalizzare sui limiti ai comportamenti. Una generalizzazione purtroppo dovuta alla constatazione di immaturità cui si faceva riferimento.
Solo così supereremo il periodo della “ripresa” per riconquistare la “normalità”. Ricordando che in Cina stanno tornando le restrizioni a causa di chi non ha capito la differenza.